La sindrome di alienazione parentale si verifica quando, in caso di separazione dei genitori, uno di questi intraprenda una vera e propria campagna denigratoria nei confronti dell’altro, al fine di tenere il figlio o la figlia solo per sè, per farne una sorta di alleato, a tutto danno del minore.
Dalle relazioni degli esperti consultati dalle parti e dal Tribunale, è emerso infatti, dal caso di specie come i figli di genitori in conflitto corrano il rischio di sviluppare disturbi d’identità di genere, o un disturbo di personalità paranoide o antisociale.
Tale sindrome si caratterizza in 8 aspetti, ovvero:
– campagna di denigrazione, nella quale il bambino mima i messaggi di disprezzo del genitore alienante;

– spiegazione da parte del bambino del suo disagio verso l’altro genitore con motivazioni illogiche, insensate o superficiali;

– Il genitore rifiutato è descritto dal bambino sempre negativo, mentre l’altro genitore è sempre positivo;

– il bambino afferma che ha elaborato da solo la campagna di denigrazione del genitore;

– appoggio automatico al genitore alienante, quale presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore alienante;

– assenza di senso di colpa;

– il bambino afferma dei concetti che non posso provenire da lui direttamente;

– estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato.
Sebbene il bambino appaia deciso nell’esporre le sue posizioni, in realtà non è così.
La PAS (Parentale Alienation System), purtroppo presenta enormi rischi di causare, a lungo andare, un danno irreversibile al figlio.
Infatti, da una recente statistica effettuata, quando un minore rifiuta di frequentare un genitore, potrebbe sviluppare un disturbo di identità di genere, associato ad un disturbo di personalità paranoide o antisociale.
Quando si verificano fenomeni come questi, il genitore che pone in essere questi meccanismi, lede il principio della bigenitorialità, tanto sacro ai bambini, i quali hanno DIRITTO di avere entrambi i genitori nel loro percorso di crescita.